Apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), dove la getto?… Non si sa!

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Con l’avvento della tecnologia tanto preziosa, veloce nell’esplorare nuove frontiere e capace di dar vita a sistemi tecnologici sempre più all’avanguardia ci si è trovati di fronte ad una grossa problematica ambientale legata al momento della dismissione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE ossia grandi e piccoli elettrodomestici, apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni, apparecchiature di consumo e pannelli fotovoltaici, strumenti elettrici ed elettronici, giocattoli e apparecchiature per il tempo libero e lo sport, ecc. [1]), che portano (non senza una certa ansia!) alla conseguente e ricorrente domanda da parte degli utilizzatori: “non funziona più! E adesso, dove lo getto?”.

E sì, perché tutto prima o poi ha una fine e le apparecchiature non fanno certo eccezione!

Obsolescenza programmata, è così che viene indicata la “capacità” di ridurre l’aspettativa di vita di un prodotto per aumentare il suo “tasso di sostituzione” e dunque il profitto della società che lo ha prodotto. Un concetto affrontato già dagli anni trenta sul quale uno dei più importanti industrial designer americani, Steve Brooks (2), aveva scritto: “Tutta la nostra economia si basa sull’obsolescenza programmata (…) facciamo prodotti buoni, spingiamo le persone ad acquistarli e poi, l’anno successivo, introduciamo deliberatamente qualcosa che renderà questi prodotti obsoleti”.

I dati che ci riportano le agenzie di settore indicano che in Italia ogni abitante produce in media quasi 20 kg di RAEE (rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche)  e solo nel 2017 il nostro Paese ha prodotto quasi 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici.

Nella raccolta annuale di RAEE rimaniamo purtroppo fanalino di coda dell’UE con un quantitativo di soli 5Kg per abitante, dopo Paesi europei quali Francia, Regno Unito, Irlanda, Austria e Belgio che riescono ad effettuare una raccolta di 8 kg pro capite, per non parlare della Svizzera e della Norvegia i cui abitanti arrivano addirittura a 15 Kg di raccoltadi rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche ogni anno (3).

Va da sé che la problematica legata all’obsolescenza programmata è strettamente connessa alla produzione eccessiva di RAEE ponendo una forte attenzione non solo a livello nazionale ed europeo, ma mondiale. E non potrebbe essere diversamente, considerando che con la continua espansione del mercato e l’accorciarsi dei cicli di innovazione, le apparecchiature vengono sostituite sempre più rapidamente contribuendo ad accrescere, di molto, il flusso dei rifiuti di AEE con conseguente danno a livello ambientale causato da una serie di sostanze pericolose quali il mercurio (HG), il cadmio (CD), il piombo (PB), il cromo esavalente (Cr +6), i policlorobifenili (PCB) e le sostanze che riducono lo strato di ozono presenti nella composizione strutturale degli AEE e rilasciate nell’ambiente, in caso di mal gestione, dalle AEE stesse una volta divenute rifiuto.

L’importanza delle “3R”
L’Unione Europea da diversi anni si impegna a risolvere e gestire tale problematica con diverse iniziative e campagne di comunicazione atte a sensibilizzare sul principio delle famose “3R”: Ridurre, Riusare e Riciclare, facendosi aiutare in tutto ciò dalla normativa di settore volta a proteggere l’ambiente e la salute umana.

A livello europeo chi disciplina questo settore è la Direttiva 2012/19/UE – sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32012L0019&from=IT) che contribuisce a definire i criteri della produzione e consumo sostenibile della produzione di RAEE attraverso il loro riutilizzo, riciclaggio e altre forme di recupero, in modo da ridurre il volume dei rifiuti da smaltire non solo contribuendo all’uso efficiente delle risorse, ma anche al recupero di materie prime secondarie di valore.

A dire il vero i dati ci dicono che per il nostro Paese la strada è ancora in salita. Il rapporto tra  quantità di rifiuti raccolti e quantità di apparecchiature vendute infatti è stato nel 2017 pari al 36%, molto lontano dagli obiettivi che la Comunità Europea si è prefissa per l’anno 2019 e che si attestano al 65%. Gli addetti ai lavori e tutti gli stakeholders nazionali sperano così che da quest’anno (2018) il nostro Paese possa approvare non solo la normativa nazionale sulla qualità del trattamento dei RAEE, ma si impegni a recepire le Direttive Comunitarie contenute nel pacchetto di Economia Circolare (altro tema molto complesso e molto caro ai più) e che ciò possa aiutare a dare una spinta nel migliorare gli standard nazionali

Dove consegnare per non buttare …
La Direttiva recepita in Italia con il D.Lgs. n. 49 del 2014, che risulta un obbligo per i produttori e i distributori, ad una attenta lettura risulta di grande interesse anche per tutti gli acquirenti ed utilizzatori.

Nello specifico da utilizzatori, nel caso di grandi apparecchiature quali frigoriferi, televisori, lavatrici, asciugatrici, ecc., siamo abituati al fatto che i Comuni debbano assicurare la funzionalità e l’adeguatezza, in ragione della densità della popolazione, dei sistemi di raccolta differenziata dei RAEE provenienti dai nuclei domestici (…) anche se ciò non sempre avviene in tempi celeri, ponendoci spesso (naturalmente a seconda delle città) di fronte a spettacoli alquanto indecorosi.

E quando non interviene il Comune come ci si deve comportare?
Secondo la normativa vigente i distributori hanno l’obbligo di informare i consumatori sulla gratuità del ritiro di AEE con modalità chiare e di immediata percezione, anche tramite avvisi posti nei locali commerciali (con caratteri facilmente leggibili oppure mediante indicazione nel sito internet), e al momento della vendita di una nuova apparecchiatura destinata ad un nucleo domestico, devono assicurare il ritiro gratuito in ragione del così detto uno contro uno (una apparecchiatura usata, per una di tipo equivalente acquistata). Anche perché il distributore che indebitamente non ritira a titolo gratuito o ritirata a titolo oneroso una AEE è soggetto (ove il fatto non costituisca reato) ad una sanzione amministrativa pecuniaria che può variare da euro 150 ad euro 400, per ogni singola apparecchiatura.

Conclusioni
Sarà che con tali indicazioni si riesca finalmente a capire come comportarsi nel caso di piccoli elettrodomestici casalinghi e soprattutto telefoni cellulari per i quali rimane sempre il dubbio su dove poterli consegnare, o buttare, al momento della dismissione?

Chissà se anche l’Italia, come avvenuto per la Francia grazie all’associazione Zero Waste France, arriverà a chiedere ai consumatori di non acquistare nell’anno solare alcun oggetto tecnologico nuovo e di privilegiare la riparazione e l’acquisto di oggetti d’occasione e/o riciclati, al solo scopo di provare a preservare almeno un pò il nostro pianeta.

Dopo tutto la finalità è comprendere che, nel proprio piccolo,  ma con la giusta informazione e consapevolezza da consumatori ognuno di noi può fare qualcosa.

Personalmente io domani svuoterò  quella scatola trovata a casa dei miei genitori, dove oggi ho contato fino a 5 vecchi cellulari (visto che nessuno di noi in famiglia sapeva mai dove buttarli!), con altrettanti carica batterie e rispettivi auricolari … e renderò così felice la regina della casa, mia madre, che vedrà finalmente meno disordine!

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(1) Si veda Allegato I e II del D.Lgs. n. 49 del 2014

(2) Un personaggio appartenente a una delle ultime generazioni di pionieri del design di prodotto, le cui creazioni hanno spianato la strada ai gadget di tutti i giorni che le persone oggi danno per scontato.

(3) Dati Ecodom (http://www.ecodom-consorzio.it/it/cosa-facciamo)

(4) Per chi fosse interessato all’argomento si consiglia di approfondire lo studio delle norme di settore: Direttiva 2012/19/UE – D.Lgs. n. 49 del 2014 – D.L.gs n. 152 del 2006 (T.U. ambiente).

© Produzione riservata

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Dr.ssa Sabina Rubini
Biologa ed Esperta in Sicurezza degli Alimenti
Consulente Aziendale
Co-founder ISQAlimenti.it