Quante cose da scoprire in un sorso di caffè

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Come ci aiuta e ci condiziona, perché è meglio non abusarne. Oltre gli stereotipi, le verità sulla bevanda più amata dagli italiani.

E ora un bel caffè.

Sorseggiato bollente, al mattino, appena svegli; ordinato al termine di un pranzo o di una cena al ristorante; assaporato come benefico ristoro nelle pause di lavoro. Il caffè segna in modo netto e preciso i diversi momenti della giornata e influenza il nostro stato fisico. Si potrebbe dire che è una bevanda con personalità: colore nero, odore intenso, gusto vigoroso; che lo si consumi caldo o ghiacciato, rappresenta sempre una sorta di spartiacque tra qualcosa che è avvenuto prima e quel che ci sarà dopo. A qualcuno regala energia, per altri è un rito irrinunciabile; alcuni lo considerano un rimedio contro disturbi come il mal di testa e c’è chi invece non riesce a tollerarlo perché troppo pesante per lo stomaco.

Per gli Italiani il caffé è quasi un culto, così come la pastasciutta o la pizza. Siamo conosciuti in tutto il mondo per il nostro «espresso» e molto difficilmente tolleriamo le varianti annacquate di questa bevanda proposte all’estero. Alcune nostre tradizioni popolari parlano addirittura di regole da seguire se si vuole bere la “tazzulella” come si deve. I Napoletani applicano quella delle “tre C” in base alla quale “o cafè” deve essere gustato rigorosamente «comodo», «caldo» e «carico».

Ma quali sono, al di là di miti e abitudini culturali, le caratteristiche specifiche di questo alimento? Quanto ne possiamo bere e in che modo potrebbe incidere sulla nostra salute? Perché su alcune persone non ha alcun effetto, mentre ad altre provoca insonnia e nervosismo?

Abbiamo approfondito il tema con l’aiuto di Elga Baviera e Sabina Rubini, biologhe, esperte in Sicurezza degli Alimenti e membri della Commissione Permanente di Studio “Igiene Sicurezza e Qualità” dell’Ordine Nazionale dei Biologi.

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