di Luciano O. Atzori
Quando si parla di contaminazione chimica degli alimenti subito si pensa ai metalli pesanti nei pesci, alle micotossine nei prodotti vegetali e loro derivati, ai pesticidi nell’orto-frutta e agli antibiotici negli animali provenienti da allevamenti intensivi. Eppure nel comune cibo che consumiamo tutti i giorni possono esserci anche gli Oli minerali (cioè oli di origine minerale) quali i Moah (Mineral Oil Aromatic Hydrocarbon cioè idrocarburi aromatici costituiti da uno o più anelli benzenici) e i Mosh (Mineral Oil Saturated Hydrocarbon cioè idrocarburi saturi ramificati e non ramificati con formula generale CnH2n+2).
Queste sostanze chimiche derivano dai combustibili fossili e si possono trovare negli imballaggi, come il cartone e la carta riciclata (perché possono contenere residui di inchiostri e di altre sostanze chimiche come colle e diversi additivi), per poi, essendo volatili, migrare nel cibo confezionato.
Questi oli minerali (scoperti per caso nel 2008 a seguito di un’allerta UE per dell’olio di girasole prodotto in Ucraina altamente contaminato da questi composti) possono essere dannosi per la salute umana infatti i Moah sono potenzialmente cancerogeni e genotossici e mentre i Mosh tendono ad accumularsi nel corpo e possono arrecare danni al fegato. Questi rischi sulla salute sono stati valutati dal gruppo CONTAM (esperti sui contaminanti nell’ambito delle catene alimentari) dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).
In realtà su questi composti si sa ancora poco soprattutto in merito ai loro reali effetti sulla salute umana. L’unico aspetto certo è che sono stati trovati in parecchi alimenti e quindi ciò desta preoccupazione.
In alcuni cibi sono stati rilevati anche i cosiddetti POSH (Idrocarburi saturi oligomerici di poliolefine) sostanze che generalmente possono migrare dalle plastiche (polipropilene, polietilene ecc.) utilizzate come imballaggi/contenitori di alcuni alimenti.
I POSH sono stati trovati meno frequentemente negli alimenti e sui loro effetti sulla salute umana si hanno pochissimi dati affidabili.
Agli inizi del 2017 la Commissione Europea (Raccomandazione UE 2017/84) ha chiesto ai singoli Paesi dell’UE di monitorare per due anni (biennio 2017-2018) gli alimenti (prodotti da forno, grassi animali, cereali per la colazione, cioccolato, pesce e derivati, gelati, pasta e derivati dei cereali, oli vegetali, legumi secchi, ecc.) e negli imballaggi per fornire dati attendibili all’EFSA la quale successivamente dovrà stabilire i potenziali rischi per la salute umana che serviranno per arrivare ad una futura norma che regolamenti (cioè che stabilisca dei precisi limiti che devono rispettare i produttori di imballaggi e/o di alimenti confezionati o perfino dei vieti e che stabilisca delle soglie di sicurezza) la potenziale presenza di Moah e Mosh negli alimenti.
L’articolo 3 della Raccomandazione UE sopra citata specifica che il campionamento degli alimenti confezionati deve avvenire nelle condizioni critiche rispetto alla normale conservazione degli alimenti (“Il campionamento dei prodotti alimentari preconfezionati dovrebbe concentrarsi su prodotti alimentari prossimi alla scadenza del termine minimo di conservazione e che sono lavorati o conservati a temperature relativamente elevate”).
In alcuni Paesi dell’UE (Belgio e Germania) sono stati proposti dei limiti per gli oli minerali negli alimenti: 0,5 mg/kg per i Moah e dei limiti differenti per tipologia di alimenti per i Mosh.
La problematica degli oli minerali presenti nel cibo è un aspetto conosciuto da anni di cui si discute a livello scientifico e medico, ma poco diffuso dai media e della stampa generalista (tv, radio, carta stampata, ecc.). Tale situazione di carente diffusione e/o di denuncia del problema di certo non velocizza le autorità competenti a normare la problematica. Se poi si aggiunge che gli studi scientifici sugli effetti sulla salute umana (potenziale pericolosità), che i dati in possesso sulla loro presenza negli alimenti sono frammentari e che i metodi analitici ad oggi applicati non sono sempre precisi e affidabili si capisce la lentezza della macchina burocratica.
In questa fase di incertezza, dove non esistono dei limiti cogenti per gli oli minerali, sicuramente l’Italia ha dei vantaggi rispetto agli altri Stati UE in quanto da noi esiste una specifica norma che specifica che il cartone riciclato non può essere utilizzato per il trasporto di alimenti mantenuti ad alte temperature e umidi (es. la pizza da asporto) perché tali condizioni potrebbero incrementare la migrazione dal contenitore in cartone verso il cibo di potenziali sostanze presenti nell’imballaggio.
Sicuramente, durante l’attesa di una norma UE sugli oli minerali oppure dell’attuazione del principio di precauzione, sarebbe auspicabile che le aziende private che producono imballaggi comincino a studiare i loro Moca (Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti), soprattutto i materiali utilizzati per gli imballaggi degli alimenti, per valutare l’eventuale rilascio e migrazione di oli minerali e di conseguenza studiare strategie (es. l’utilizzo di materiali che fungano da barriera funzionale alla migrazione degli oli minerali) e/o nuovi materiali a ridotto impatto per la salute umana (es. molte fibre vergini).
Tali soluzioni e/o materiali nuovi, se sponsorizzati dovutamente, potrebbero dare un “valore aggiunto” al cibo confezionato spingendo i consumatori consapevoli e attenti alla propria salute (che sono in costante crescita) a preferirli rispetto ai comuni imballaggi che potrebbero rilasciare oli minerali.
Avendo gli oli minerali differenti origini (imballaggi, contaminazione ambientale, gas di scarico e lubrificanti delle macchine, ciclo produttivo come l’uso di alcuni coadiuvanti tecnologici, ecc.) appare evidente che la suddetta azione non è sicuramente risolutiva del problema, ma sicuramente può contribuire a ridurre sensibilmente la concentrazione dei Moah e Mosh in alcune tipologie di alimenti confezionati.
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Dr. Luciano O. Atzori
Biologo – Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute
Divulgatore Scientifico – Consulente agroalimentare
Co-founder ISQAlimenti.it