Resistenza antimicrobica: i batteri causa di infezioni alimentari sono sempre più resistenti. Controlli fondamentali su filiera.

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di Francesca Bucolo

Gli ultimi rapporti di sintesi dell’Unione Europea, sulla resistenza antimicrobica dei batteri zoonotici, pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), hanno rilevato la resistenza di Salmonella e Campylobacter alla ciprofloxacina.

L’antibiotico-resistenza è un fenomeno preoccupante presente da molti anni, di prioritaria importanza a livello globale, con conseguenze cliniche rilevanti come l’insorgenza di complicanze, in seguito a patologie che non rispondono ai trattamenti standard e l’aumento della letalità, ma i risvolti sono anche economici dovuti ai tempi prolungati di degenza in ospedale con conseguenti costi per l’assistenza sanitaria e alla sperimentazione di nuovi farmaci.

L’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito l’antibiotico-resistenza “una delle maggiori minacce a livello globale, alla sicurezza alimentare e allo sviluppo”.

E’ stato stimato, da un nuovo rapporto condotto dall’Iacg (Interagency Coordination Group) agenzia convocata dall’OMS e dall’ONU, che l’antibiotico-resistenza sia causa di 700 mila decessi annui, numero destinato ad ulteriori incrementi in caso di mancati provvedimenti.

Esistono 2 tipi di antibiotico-resistenza:

  1. Naturale, dovuta ad una caratteristica intrinseca del microrganismo che lo rende resistente alla molecola antibiotica, ne sono esempi i micoplasmi privi di parete cellulare e quindi insensibili alla penicillina che agisce inattivando le vie metaboliche che favoriscono la sintesi del peptidoglicano;
  1. Acquisita, dovuta ad una precedente esposizione del microrganismo all’antibiotico e sono causate da modificazioni genetiche del patogeno, queste possono essere endogene dovute a modificazioni spontanee o esogene dovute a trasposoni (frammenti di DNA) che si spostano da una parte all’altra del genoma.

La comparsa dei batteri resistenti è dovuta soprattutto all’abuso e all’uso inappropriato degli antibiotici, molte volte aggravato dall’auto-prescrizione. Ma di grande rilevanza è l’uso indiscriminato di questi farmaci in zootecnia.
Proprio in quest’ultimo caso, gli antibiotici, possono essere somministrati agli animali da reddito, a scopo:

  1. Terapeutico, nel caso presentino patologie causate da batteri
  2. Preventivo, per evitare condizioni in cui gli animali sani possano ammalarsi in seguito al contatto con animali infetti
  3. Auxinico, allo scopo di promuovere la crescita dell’animale, pratica fortunatamente abolita e considerata illegale (vietato in alcuni Paesi)

Un recente rapporto sull’antibiotico-resistenza nelle zoonosi (infezioni trasmissibili tra gli animali e l’uomo che possono avvenire indirettamente in seguito al consumo di alimenti contaminati o direttamente dovuto al contatto con animali infetti) pubblicato dall’ECDC ha dimostrato una multi-resistenza di Salmonella a tre o più antimicrobici (ampicillina, sulfamidici e tetracicline) oltre alla ciprofloxacina verso cui la resistenza è aumentata di 3 punti percentuali in due anni passando dall’ 1,7% nel 2016 al 4,6% nel 2018.

La ciprofloxacina è un antibiotico appartenente al gruppo dei fluorochinoloni dotato di un ampio spettro d’azione e dalle ottime proprietà farmacocinetiche, si comporta da battericida agendo sulla replicazione del DNA batterico e legandosi all’enzima DNA girasi, enzima necessario per favorire lo srotolamento, inibendone quindi la replicazione della doppia elica del DNA batterico.

Anche Campylobacter presenta percentuali elevate di resistenza a tale antibiotico secondo i dati riportati da 16 paesi su 19 esaminati.

Nota positiva è la bassa resistenza congiunta ai fluorochinoloni associati alle cefalosporine di terza generazione (per le infezioni da Salmonella) e ai fluorochinoloni associati ai macrolidi (per le infezioni causate da Campylobacter).

Salmonella e Campylobacter rappresentano solo alcuni ceppi di batteri zoonotici che possono infettare l’uomo attraverso gli alimenti.

Con il termine di Salmonella si fa riferimento ad un gruppo di batteri Gram negativi che trovano il loro habitat ideale nell’intestino di uccelli, rettili e mammiferi. Se ne conoscono circa 2000 specie di cui 50 patogene per l’uomo, tra cui le più diffuse sono S. typhimurium e S. enteritidis, frequenti nel pollame. Tali batteri possono essere resi inattivi in seguito ad una adeguata cottura degli alimenti, poiché termolabili.

Campylobacter è un genere di batteri Gram negativi, di 15 specie conosciute, soltanto 4 sono patogene per l’uomo, ma secondo quanto affermato dall’Istituto Superiore di Sanità, il 90% delle Campylobatteriosi (malattia gastrointestinale molto diffusa) è causato da C. jejuni e C. coli.

E’ pertanto necessario il controllo ufficiale e l’autocontrollo nell’ambito della filiera alimentare come forma di prevenzione per controllare i focolai di Salmonellosi e Campylobatteriosi ed attuare misure igieniche relative alle GMP (Good Manufacturing Practices) in tutte le fasi della filiera, dal produttore al distributore, fino al consumatore finale.

Il rapporto dell’ECDC relativo al 2018 indica casi sporadici di resistenza di Salmonella ai carbapenemi, antibiotici utilizzati nel trattamento di infezioni gravi.
Per Mike Catchpole, direttore dell’ ECDC: “Trovare la resistenza ai carbapenemi nei batteri di origine alimentare nell’UE è fonte di preoccupazione. Il modo più efficace per prevenire la diffusione di ceppi batterici resistenti ai carbapenemi è quello di continuare ad eseguire le procedure di screening e rispondere prontamente ai casi con positività accertata: l’ECDC sta collaborando con gli Stati membri dell’UE e con l’EFSA applicando l’approccio “One Health” per migliorare la diagnosi precoce e il monitoraggio, nel tentativo di combattere la minaccia persistente di infezioni zoonotiche resistenti agli antibiotici”.

Per prevenire l’antibiotico-resistenza (AMR), secondo quanto dichiarato dall’OMS, gli organi di controllo provvedono a:

  • Garantire un solido piano d’azione nazionale per contrastare la resistenza agli antibiotici.
  • Migliorare la sorveglianza delle infezioni resistenti.
  • Rafforzare le politiche, i programmi e l’attuazione delle misure di prevenzione e il controllo delle infezioni.
  • Regolamentare e promuovere l’uso e lo smaltimento di appropriati medicinali.
  • Rendere disponibili le informazioni in merito all’impatto della resistenza agli antibiotici.

L’OMS ricorda che anche i cittadini svolgono un ruolo importante.
Ognuno di noi è, quindi, invitato a fare la sua parte:

  • Utilizzare gli antibiotici solo quando prescritti da un professionista sanitario certificato.
  • Seguire sempre i consigli del proprio operatore sanitario durante il loro utilizzo.
  • Prevenire le infezioni lavandosi regolarmente le mani, preparando i cibi in modo igienico ed evitando il contatto ravvicinato con le persone malate.
  • Preparare gli alimenti seguendo i Cinque Principi dell’OMS, per alimenti più sicuri:
    1. mantenere l’ambiente pulito,
    2. separare i cibi crudi da quelli cotti,
    3. favorire una migliore cottura dei cibi,
    4. conservare gli alimenti a temperature adeguate,
    5. usare acqua e materie prime di qualità.

© Produzione riservata

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Dr.ssa Francesca Bucolo
Biologa – Esperta in Igiene e Sicurezza degli Alimenti
Collaboratrice ISQAlimenti.it

Fonti:
ECDC  European Centre for Desease Prevention and Control
EFSA  European Food Safety Authority
OMS   Organizzazione Mondiale della Sanità
ISS   Istituto Superiore della Sanità