Olio di colza. Un olio da rivalutare

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di Francesca Bucolo

L’olio è un condimento essenziale per la preparazione degli alimenti tanto da poterlo definire un alimento “principe” della dieta mediterranea.

In commercio, a disposizione dei consumatori, sono presenti molte varietà di olio di semi, ognuna con proprietà diverse, a seconda della pianta da cui viene estratto.

Tra questi si può annoverare l’olio di colza, un olio poco conosciuto e scarsamente considerato.

L’olio di colza è un olio estratto dai semi della pianta Brassica napus oleifera, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae. Olio dalla elevata concentrazione di acidi grassi monoinsaturi (63,5%) e polinsaturi (30,5%).

Ma perché è poco considerato?
L’olio di colza ha un trascorso a dir poco tormentato, nell’estate del 1981 in Spagna è stato protagonista di uno scandalo legato a frode alimentare, un’azione fraudolenta in cui olio di colza destinato ad uso industriale, illegalmente importato da Francia e Svizzera, è stato venduto “illecitamente” ad uso alimentare. Ciò ha coinvolto 25.000 persone, oltre 400 i morti per avvelenamento e diecimila i consumatori affetti da disfunzioni organiche permanenti. Solo sei anni dopo, nel 1987, si è avviato il “processo del secolo”, così definito dagli spagnoli, che ha determinato la condanna di 39 produttori industriali.

A tale scandalo si aggiunge la presenza di acido erucico, in concentrazione variabile dal 30 al 50%, in piantagioni tradizionali di colza, molto frequenti negli anni ’70.

Ma cos’è l’acido erucico?
L’acido erucico (indicato come C22:1 ω-9, termine molto più semplice del rispettivo nome IUPAC: acido (Z)-docosa-13-enoico) è un acido grasso monoinsaturo a 22 atomi di carbonio, con un doppio legame tra il nono e il decimo atomo di carbonio, come è possibile osservare in figura.

L’acido erucico destò serie preoccupazioni di ordine sanitario, in quanto, in seguito a studi tossicologici eseguiti su animali da esperimento è stata dimostrata l’insorgenza di una patologia nota come lipidosi del miocardio. Patologia temporanea e reversibile poiché dose-dipendente.

Tale studio dimostra come avviene il suo metabolismo. Come altri acidi grassi a catena lunga, l’acido erucico, una volta assorbito a livello intestinale, raggiunge i tessuti ed in particolar modo le cellule. Proprio nelle cellule avviene la formazione di ATP (molecola per eccellenza nella produzione di energia) attraverso un processo noto come β-ossidazione degli acidi grassi. Ma per l’appunto, l’acido erucico, come altri acidi grassi, è scarsamente utilizzato in questo processo, depositandosi, quindi, nelle cellule. Le cellule miocardiche sembrano essere le più interessate poiché proprio in queste non è promossa la β-ossidazione di questo lipide, a livello mitocondriale.

Per tale motivo, nel 1976, l’UE ha stabilito i tenori massimi di questo acido grasso in oli e grassi vegetali e in alimenti che li contengono. Gli esperti del gruppo scientifico dell’EFSA hanno stabilito una dose giornaliera tollerabile pari a 7mg/Kg p.c. pro die (mg per Kg di peso corporeo al giorno).

L’Agenzia per la sicurezza alimentare che opera negli USA, la FDA (Food and Drug Administration) ha definito un limite massimo di acido erucico, negli oli edibili, pari al 2%.

Secondo quanto affermato dall’EFSA: “l’acido erucico non costituisce un problema di sicurezza per la maggior parte dei consumatori. La più alta esposizione dietetica riguarda la salute dei bambini.”

In seguito a sondaggi europei, i bambini di età compresa tra 0 e 10 anni sono più esposti in seguito al consumo di alimenti trasformati come prodotti da forno, che rappresentato una categoria alimentare eterogenea comprendente: Croissant, ciambelle, torte, biscotti, ad esserne interessati sono anche gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento.

L’acido erucico è contenuto non solo nell’olio di colza ma anche in alimenti come: l’olio di fegato di merluzzo, le aringhe, l’olio di semi di arachidi, il salmone, lo sgombro, il bovino e tanti altri alimenti in cui lo si rinviene in tracce.

Per poter utilizzare l’olio di colza, i coltivatori si impegnarono a selezionare i semi, producendo coltivazioni ibridate a basso tenore di acido erucico.

Nacquero, quindi, due varianti ibridate definite LEAR (Low Erucic Acid Rapeseed) e Canbra (Canadian Brassica) con concentrazione di acido erucico inferiore al 5%.

Nel 1980 venne prodotta una coltivazione standard, definita CANOLA (termine derivante da Canadian Oil Low Acid), ottenuta dai semi delle varietà Brassica napus e Brassica campestris con una concentrazione di acido erucico inferiore al 2%, pari per l’esattezza al 1,25%.

Le summenzionate varietà di colza rappresentano ad oggi l’intero raccolto prodotto a livello mondiale.

Quali sono i principali paesi produttori di olio di colza?
La colza proviene da coltivazioni OGM free presenti in Francia, Germania, Regno Unito, Polonia, Italia e Canada. È molto utilizzato in ambito alimentare dai Paesi menzionati ad esclusione dell’Italia. Infatti è raro trovarlo a disposizione negli scaffali del supermercato e solo alcuni punti vendita lo commercializzano.

In base ai dati forniti dall’Associazione Italiana dell’Industria Olearia (Assitol), in Italia l’assunzione alimentare di olio di colza è trascurabile, l’olio prodotto viene destinato al biodiesel.

Ebbene sì, l’olio di colza lo si ricorda per studi che lo vedono protagonista ancora una volta, in positivo, per la produzione di carburante “green”, nel settore automobilistico, in particolar modo per la risoluzione di problemi legati sia all’impatto ambientale sia all’aspetto pecuniario. L’olio di colza è considerato un potenziale eco biodiesel nei motori a gasolio in seguito ad un processo di transesterificazione.

Ma quali sono i benefici derivanti dal consumo di olio di colza (CANOLA)?
Innanzitutto, l’olio di colza è ricco di acidi grassi monoinsaturi come l’acido oleico (57,62%) e l’acido eicosenoico (4,41%) e acidi grassi polinsaturi come l’acido linoleico (21,2%) e acido linolenico (9,37%).

L’olio di colza contiene anche una quantità significativa di Vitamina E, anche detta “la vitamina della bellezza”. Tale vitamina agisce da potente antiossidante, la sua azione è fondamentale nella lotta ai radicali liberi in quanto previene l’invecchiamento cellulare dovuto ai processi ossidativi. I suoi pregi sono molteplici, la Vitamina E, oltre ad avere proprietà immunostimolanti, antinfiammatorie, cardioprotettive, protegge la pelle e i capelli dallo stress ossidativo favorito dal fumo e dall’inquinamento atmosferico.

L’olio di colza oltre ad essere un prodotto poco costoso, possiede anche un elevato punto di fumo (ca. 220°C) che lo rende ottimo per la frittura.

Consapevoli delle proprietà benefiche, in virtù di quanto esposto, probabilmente, l’olio di colza avrà una chance in più che gli conferirà il tanto meritato riscatto.

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© Produzione riservata

Dr.ssa Francesca Bucolo
Biologa – Esperta in Igiene e Sicurezza degli Alimenti
Divulgatore scientifico

 

Fonti:
EFSA – European Food Safety Authority
FDA – Food and Drug Administration
Assitol – Associazione Italiana dell’Industria Olearia
CNSA – Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare presieduto dal 
Ministero della Salute