DNA Barcoding

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di Luciano O. Atzori

Il settore della produzione e commercializzazione degli alimenti è un grande business e, come si sa, dove ci sono guadagni spesso, c’è chi cerca di fare “affari” in modo illecito. Infatti non è così raro incappare in frodi alimentari commerciali consistenti:

  • nella vendita di un prodotto al posto di un altro cioè una specie al posto di un’altra (es. del pesce Pangasio sfilettato al posto della più pregiata Cernia del Mediterraneo, un trancio di Selaci in sostituzione della carne di Pesce Spada, della margarina al posto del burro);
  • nel commercio di prodotti contenenti ingredienti non indicati in etichetta (es. una tisana comprendente delle erbe non dichiarate, della carne trita di vitello con anche della carne di maiale, dello zafferano dichiarato puro invece contenente anche altre erbe);
  • nella vendita di prodotti dove si inganna sulla provenienza (olio extra vergine d’oliva straniero al posto di quello italiano, ecc.) e tanto altro.

Esistono varie metodiche per evidenziare le diverse frodi alimentari di tipo commerciale, ma queste spesso sono costose, complicate e di non facile attuazione.

Per ovviare a ciò, sempre più spesso, si sta facendo riferimento alla tecnica del DNA Barcoding (codice a barre del DNA). Questa metodica molecolare nasce nei primi anni 2000 in Canada e consiste nella dettagliata analisi di specifiche sequenze del DNA delle diverse specie animali e vegetali per poi inserirle in un database (banca dati).

La tecnica del DNA Barcoding offre molti vantaggi quali l’economicità e la rapidità di esecuzione, ma soprattutto il fatto che permette di evidenziare in maniera molto precisa una specie da un’altra permettendo quindi di scoprire eventuali frodi alimentari commerciali già utilizzata negli Stati Uniti nei riscontri imposti dalle autorità per i prodotti ittici d’importazione.

Sfruttando le possibilità offerte da questa metodica FEM2 Ambiente (spin off accreditato dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca) ha creato un marchio (Verified DNA – FEM2 Ambiente), contraddistinto da un logo specifico (sotto riportato), da applicare sulle confezioni dei prodotti alimentari con l’obiettivo di dare garanzia al consumatore in merito all’assenza di specifiche frodi commerciali grazie al superamento del test del DNA.

Attualmente non esiste una certificazione dei prodotti alimentari su base genetica quindi questo tipo di iniziative sono molto ben accettate.

Grazie a ciò i consumatori possono avere maggiori garanzie su quanto acquistano e mangiano e i produttori e le aziende agroalimentari possono dare un valore aggiunto ai loro prodotti distinguendosi dalla concorrenza per quanto concerne la maggiore trasparenza e l’impegno profuso nella sicurezza alimentare e qualità dei propri prodotti alimentari.

Insomma il DNA Barcoding può innescare un interessante ciclo virtuoso.

Grazie alla tecnica del DNA Barcoding, oltre alle garanzie sul tipo di specie vegetale o animale, presente/i sui prodotti alimentari, permette anche di verificare l’assenza o presenza di un patogeno (es. di un batterio) negli alimenti o di specie vegetali potenzialmente tossiche (es. in una tisana).

Uno dei pochissimi limiti di questa metodica consiste nella sua non sempre efficacia nei prodotti alimentari eccessivamente processati (es. con trattamenti chimici) e/o sottoposti a elevate temperature poiché il DNA potrebbe subire dei danneggiamenti.

Ci si auspica che la tecnica del DNA Barcoding venga sempre più usata dalle aziende operanti nel settore agroalimentare e che i consumatori ne capiscano il significato e quindi che possano fare delle scelte sempre più consapevoli.

Per maggiori informazioni sul marchio Verified DNA-FEM2 Ambiente si consiglia di visitare il seguente sito https://www.fem2ambiente.com

© Produzione riservata

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Dr. Luciano O. Atzori
Biologo – Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute
Divulgatore Scientifico – Consulente agroalimentare
Co-founder  ISQAlimenti.it