Inquinanti nei cibi: per mangiare “pulito” bisogna diversificare

0
1320
I test ci assicurano che sono sempre meno gli alimenti inquinati da «veleni» ambientali. Attenzione a bambini e anziani, i soggetti più deboli.

Verrebbe quasi voglia di digiunare. Perché il cibo sembra poter essere il “veicolo” dei tanti inquinanti che ci circondano: dagli agenti chimici presenti nell’aria, nel suolo e nell’acqua, ai metalli pesanti come mercurio o piombo, fino ai composti nocivi che si formano quando cuciniamo. E gli studi accrescono i timori: solo nelle ultime settimane si sono registrati dati preoccupanti sull’arsenico presente in alcune varietà di riso, sull’alluminio che minaccerebbe la fertilità maschile, sugli ftalati contenuti in alcune plastiche alimentari che favorirebbero l’asma e problemi respiratori se vi si è esposti durante il periodo fetale.

38 mila campioni controllati, solo 46 cibi «inquinati»

Ma allora, quali rischi si corrono davvero e come difendersi? «Innanzitutto è bene guardarsi dalle numerose notizie-bufala che circolano su questi temi — sottolinea Roberto Fanelli, responsabile del Dipartimento ambiente e salute dell’Istituto Mario Negri di Milano —. Per avere informazioni sicure e sapere quali sono i composti da cui stare alla larga è meglio consultare i siti di enti ufficiali, come l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA)». L’EFSA, con l’Unione europea e i ministeri della Salute dei vari Paesi, si occupa anche della rete di norme e controlli che tutela i consumatori: esistono regole rigorose per ridurre gli inquinanti nei cibi e la filiera alimentare è sottoposta a test secondo Piani nazionali sulla base delle conoscenze man mano più ampie. I risultati dei monitoraggi sono rassicuranti: in Italia, per esempio, su oltre 38 mila campioni alimentari analizzati nel 2013 nell’ambito del Piano nazionale residui, sono stati riscontrati solo 46 casi di cibi «inquinati».

Non consumare troppo spesso uno stesso alimento e non acquistare sempre la stessa marca di un prodotto.

Ma, come spiega Fanelli: «Vengono scoperti in continuazione inquinanti emergenti, di cui non conoscevamo la tossicità o che non sapevamo ci potessero riguardare. Per di più, esistono rischi cumulativi dall’esposizione a “mix” di sostanze di cui sappiamo poco». «I pericoli aumentano al crescere della “dose” assunta, perciò per tutelarsi è bene non eccedere nel mangiare e soprattutto variare: non consumare troppo spesso uno stesso alimento e non acquistare sempre la stessa marca di un prodotto», aggiunge Fanelli. Diversificare la dieta è la contromisura migliore per “diluire” la probabilità di contatto con le sostanze tossiche, come conferma Luciano Atzori, segretario dell’Ordine nazionale biologi ed esperto in sicurezza alimentare: «Se ogni tanto scegliamo la carne alla brace, che può essere dannosa per i prodotti della combustione che si formano in cottura, non succede granché; se diventa una consuetudine si rischia di più. Perciò, mangiare un po’ di tutto, limitando magari i prodotti raffinati e lavorati, serve per non esporsi troppo a uno specifico inquinante.

Leggi l’articolo completo su corriere.it