Bere molta acqua, può avere controindicazioni?

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di Luciano O. Atzori

Non è raro sentire dire “Vuoi contrastare un’infezione urinaria? Bevi molta acqua”, “Bere molta acqua migliora l’aspetto della pelle”, “Per ridurre l’appetito e quindi dimagrire bisogna bere molto”, “Bevi molta acqua e vedrai che non avrai calcoli…” oppure “Per eliminare le sostanze di rifiuto prodotte dal nostro corpo bisogna bere parecchio”.

Insomma, nel comune dire spesso si attribuiscono al consumo eccessivo di acqua dei benefici che, tranne in pochissimi casi, non esistono. Anzi un eccesso di acqua, eccetto in casi particolari (intensa attività fisica, peculiari condizioni climatiche, ecc.), potrebbe causare degli  inconvenienti come il rallentamento della digestione, un aumento della pressione arteriosa per incremento della quantità di sangue e in alcuni casi si può andare incontro alla diluizione di alcuni elettroliti nel sangue con tutti gli effetti negativi che ne conseguono.

Appare ovvio che non bisogna avere paura di bere dell’acqua anzi bisognerebbe dissetarsi ogni qual volta il nostro corpo ce lo chiede. E nel caso degli anziani non bisogna aspettare ciò, visto che spesso in essi si riduce il senso della sete, per evitare un’eventuale disidratazione. Quindi l’atto di bere in quanto tale non fa male, anzi dobbiamo farlo, il problema semmai può essere il “quanto bisogna bere”. Salvo specifiche problematiche salutari bisognerebbe bere il tanto da equilibrare le perdite di acqua che giornalmente abbiamo, attraverso la sudorazione, le urine, ecc. Infatti, non dimentichiamo che l’acqua è essenziale per il nostro corpo in quanto interviene nel trasporto di molti nutrienti, nella regolazione della temperatura corporea, facilita l’eliminazione dei cataboliti prodotti dal nostro corpo, rende possibili tantissime reazioni chimiche che costantemente avvengono nei nostri organi e svolge tante altre funzioni.
Insomma senza acqua non si può vivere!

Come in tutti gli alimenti però, acqua inclusa, non bisogna esagerare nell’assunzione. Nei casi più gravi, a seguito di un consumo esagerato di acqua (quindi non appropriato), si può andare incontro alla Iponatriemia, particolare condizione che si verifica quando la quantità di sodio (Na) presente nel sangue risulta inferiore ai valori definiti normali (< 135 mmol/L).

Questa rara condizione può determinare il mal funzionamento di parecchie cellule, tessuti e organi. Basti pensare all’utilità del sodio nel passaggio degli impulsi nervosi tra le cellule nervose e nei muscoli e quindi ai problemi che si potrebbero avere soprattutto al cervello e al cuore.

L’iponatriemia può essere causata anche dall’uso di diuretici, da eccessiva diarrea e/o vomito, da malattie renali, dalla sindrome da secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico, uso di droghe come l’ecstasy, gravi ustioni, ecc.

Generalmente l’iponatriemia (detta anche iposodiemia) non è facile da riscontrare poiché i primi sintomi sono di tipo generico (cefalea, crampi muscolari, nausea, vomito e stato confusionale). Il più delle volte le persone affette da iponatriemia finiscono ricoverate.

Di norma il ripristino delle normali concentrazioni di sodio (Na) nel sangue prevede la riduzione dell’apporto idrico, la somministrazione (orale o per endovena) di adeguate soluzioni saline e in casi particolari l’uso di specifici farmaci che riducono la perdita di sali minerali.

L’iponatriemia per consumo eccessivo di acqua è una condizione molto rara quindi non bisogna avere paura di bere, soprattutto quando si ha sete. Ma quanta acqua dobbiamo bere? Moltissimi consigliano i classici 1,5-2 litri al giorno, ma in realtà questa quantità dipende dallo stile di vita (sport, ecc.), dall’alimentazione, dal peso corporeo, dallo stato di salute e dalle condizioni climatiche.

Chi fa sport di resistenza (ciclismo, corsa di fondo, ecc.), quindi compie degli sforzi intensi e prolungati che comportano una sudorazione vigorosa e profusa, ha delle forti perdite di sali durante gli allenamenti e competizioni che deve reintegrare attraverso l’uso di bevande isotoniche, in grado di sopperire alle perdite di elettroliti (come il sodio) e di energia grazie alla presenza di circa 6-8% di carboidrati, e non per mezzo di acqua a basso contenuto di sodio (le cosiddette acque iposodiche) che al contrario diluiscono il sodio presente nel sangue accentuando lo squilibrio elettrolitico.

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Dr. Luciano O. Atzori
Biologo – Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute
Divulgatore Scientifico – Consulente agroalimentare
Co-founder  ISQAlimenti.it