Sugar tax, Plastic tax e Origine dell’ingrediente primario: il lockdown normativo da Coronavirus

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di Sabina Rubini

Il 2020 doveva essere l’anno nel quale alcune norme quali  – la sugar tax, la plastic tax  e il regolamento sull’origine dell’ingrediente primario – avrebbero dovuto trovare la loro applicazione, ma il lockdown (causa coronavirus) che ha paralizzato l’Italia per circa due mesi è riuscito a “sospendere” anche loro.

Saranno infatti rinviate al 1° gennaio 2021 (come indicato nel DL Rilancio) le tasse, che avevo sollevato da parte delle aziende diversi dubbi e contestazioni, riferite alle plastiche monouso (destinate ad essere utilizzate in modalità usa e getta e non compostabili in conformità alla normativa UNI EN 13432:2002) e alle bevande edulcorate. Due norme, queste, entrambe collegate a tipologie di beni e servizi di larghissima diffusione nella vita quotidiana di ognuno di noi e che, all’epoca della loro introduzione nell’ultima legge di Bilancio  (Legge 160/2019 del 27.12.2019), avevano acceso vivaci dibattiti sulla sostenibilità degli attuali stili di vita, ma soprattutto avevano trovato “non facile presa” nonostante fortemente legate alla tutela dell’ambiente e alla salute umana.

 

Plastic tax
È una tassa che verrà applicata ai manufatti con singolo impiego, indicati con l’acronimo “MACSI”, nata allo scopo di arginare la crescente produzione di imballaggi e contenitori monouso di materie plastiche e la conseguente dispersione degli stessi nell’ambiente, nell’ottica di un approccio di tipo circolare capace di promuovere l’impiego di prodotti e sistemi riutilizzabili e sostenibili.

La tassa, una volta entrata in vigore, andrà a colpire un gran numero di aziende produttrici di oggetti di uso convenzionale: le bottiglie, le buste e le vaschette per alimenti in polietilene, i contenitori in tetrapak utilizzati per diversi prodotti alimentari liquidi (latte, bibite, vini, etc)”. Oltre ai contenitori per detersivi realizzati in materiali plastici e tutti i manufatti utilizzati per la protezione o per la consegna delle merci quali elettrodomestici, apparecchiature informatiche, etc., imballaggi in polistirolo espanso, i rotoli in plastica pluriball e le pellicole e film in plastica estensibili, con una duplice finalità: ridurre la quantità dei rifiuti prodotti – l’intento principale – e promuovere al contempo la progressiva riduzione della produzione degli stessi oggetti e manufatti.

Sugar tax
È l’imposta di consumo sulle bevande confezionate, prodotte con l’aggiunta di sostanze dolcificanti di origine naturale o sintetica che sarebbe entrata in vigore ad agosto 2020.

Una norma già applicata in altri Stati dell’Unione europea con la finalità di limitare il consumo di bevande che hanno un elevato contenuto di sostanze edulcoranti aggiunte, capaci, secondo le indicazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), di favorire l’aumento dell’obesità media della popolazione e la diffusione di malattie come il diabete in caso di consumi elevati (di tali bibite) e il conseguente sistematico apporto ulteriore di zuccheri nella dieta giornaliera degli individui.

La sugar tax nonostante sia nata come “leva fiscale” allo scopo di salvaguardare la salute pubblica prevede in essa alcuni limiti. Secondo il legislatore, infatti, tale norma non si applicherà alle bevande contenenti zuccheri propri, alle bevande con contenuto di edulcoranti c.d. modesto (zuccheri non superiori a 25 g/l per i prodotti finiti e a 125 g/kg per i prodotti predisposti ad essere utilizzati previa diluizione) e a quelle bevande edulcorate destinate al consumo in altri Paesi della Comunità Europea o all’esportazione verso Paesi terzi. In quest’ultimo caso al fine di non alterare il funzionamento del mercato dell’UE e di non danneggiare, in termini di concorrenzialità, le imprese nazionali che vendono i propri prodotti in Paesi terzi.

Regolamento UE 775/2018 –  sull’origine dell’ingrediente primario
Anche se fortemente voluto non meno discusso, all’atto della sua definizione e all’uscita delle sue linee guida, è stato il percorso che ha portato alla luce il Regolamento UE 775/2018 –  sull’origine dell’ingrediente primario la cui applicazione era prevista per il 1° aprile 2020.

Visto come utile strumento a supporto della lotta alle frodi in campo alimentare, capace di prevedere la contraffazione e le pratiche commerciali sleali nell’ambito del mercato interno, l’indicazione sull’origine dell’ingrediente primario venne approvato dalla Commissione Europea nel 2018 sulla base della delega contenuta nell’art. 26 – paragrafo 3 del Regolamento UE n. 1169/2011 in materia di etichettatura, allo scopo di obbligare gli Stati Membri all’introduzione dell’indicazione dell’origine dell’ingrediente primario in etichetta quando il Paese d’origine o il luogo di provenienza di un alimento (riportato sull’etichetta alimentare) non è lo stesso di quello del suo ingrediente primario, e non indurre così in errore il consumatore.

A causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, però, le associazioni di categoria delle imprese alimentari, europee e nazionali, preoccupate che le aziende, concentrate sull’adozione delle misure urgenti relative al contenimento e alla gestione della pandemia, non fossero in grado di ottemperare per tempo ai nuovi obblighi di etichettatura alimentare hanno segnalato le difficoltà in essere alla Commissione Europea nel primo caso e ai Ministeri competenti nel secondo.

In Italia, ottenere un benevolo accoglimento da parte di questi ultimi non è stato complicato come comprensibile dalla nota del MISE (Ministero Sviluppo Economico) dello scorso 23 aprile nella quale veniva riportato l’invito fatto dalla Commissione Europea agli Stati membri sull’opportunità di valutare, in un momento particolare quale l’emergenza sanitaria,  di adottare misure di temporaneo differimento dell’applicazione di alcuni obblighi di etichettatura, fra i quali quelli riferiti al regolamento UE n. 2018/775 in materia di indicazione dell’ingrediente primario.

Nota nella quale è altresì indicato che in considerazione del periodo di difficoltà eccezionale attraversato dalle imprese nella fase contingente si consente alle aziende di poter smaltire, entro il 2020, le scorte di imballaggi ed etichette che risultino nella disponibilità delle imprese in quanto acquistate con contratti stipulati prima del 1° aprile (data di applicazione appunto del regolamento dell’Unione n. 2018/775), nonché prima della data di pubblicazione dei DM di proroga dei decreti nazionali in materia di indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine del latte, del grano, nella pasta, del riso e del pomodoro, in corso di adozione.

E già, perché in una nota ai Commissari Ue alla salute e all’agricoltura i capi dei dicasteri del MISE e Mipaaf avevano inviato l’Europa a fare scelte coraggiose, non solo nell’ambito del Green Deal (una serie di misure per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei), ma anche sulla strategia ‘Farm to Fork‘ con l’introduzione a livello europeo dell’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti, partendo proprio da quei prodotti sui quali in questi anni era avvenuta la sperimentazione: latte e derivati, pasta, riso e pomodoro.
I Ministri hanno quindi notificato a Bruxelles la proroga dal 31.3.2020 al 31 dicembre 2021 del decreto interministeriale (DIM 9.12.2016) per latte e derivati per la quale bisognerà attendere tre mesi, decorsi i quali, se non si avrà alcuna opposizione da parte della Commissione, la proroga si intenderà accettata.

Nell’attesa il MISE e il Mipaaf sono pronti ad avanzare, notificando all’Europa anche la proroga per gli altri decreti nazionali sull’obbligo di indicazione dell’origine del grano per la pasta di semola di grano duro (DIM 26.7.2017), dell’origine del riso (DIM 26.7.2017) e del pomodoro nei prodotti trasformati (DIM 16.11.2017), con la stessa scadenza (al 31.12.2021) cominciano col firmare la proroga dei Decreti Interministeriali in data 30 marzo e spostando non dal punto giuridico, ma di fatto in Italia, l’applicazione del Regolamento UE 775/2018, per più di un anno, nei confronti degli alimenti che fanno riferimento ai Decreti su menzionati che sono prodotti in Italia e destinati al mercato italiano.

Vedremo alla fine dell’emergenza sanitaria e di un ritorno alla completa normalità cosa ne penserà l’Europa!

© Produzione riservata

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Dr.ssa Sabina Rubini
Biologa ed Esperta in Igiene e Sicurezza degli Alimenti
Consulente Aziendale
Co-founder ISQAlimenti.it