Etichette alimentari, come riconoscere le frodi

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Quasi sette italiani su 10, dice la Coldiretti, sono in allarme per i crimini alimentari.
E ritengono che la crisi abbia fatto incrementare ancora di più i rischi.

Tempestati dalle notizie sulle frodi, sul ritiro dei cibi e sui rischi collegati alle etichettature, la domanda più comune è: come ci si può tutelare negli acquisti di ogni giorno?

NUOVA NORMA DAL 2014. Dal 13 dicembre 2014 è entrata in vigore la normativa europea che ha imposto precisi criteri di espressione dell’etichettatura col fine di informare il più possibile il consumatore.
In generale, un’etichetta è trasparente (o leggibile) quando «è immediatamente comprensibile dal consumatore».
Deve quindi essere «decifrabile da tutte le tipologie di consumatori».

INDICAZIONI OBBLIGATORIE. Il Consiglio dei ministri ha dato l’ok alla reintroduzione nel nostro ordinamento dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari a partire dal 2016.
«È una battaglia vinta», ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
La norma riguarda gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano.

«SONO PIÙ COMPRENSIBILI». Luciano Atzori e Sabina Rubini, membri della commissione di studio “Igiene, sicurezza e qualità” dell’Ordine nazionale dei biologi, spiegano a Lettera43.it: «Le etichette, rispetto a prima, sono diventate più comprensibili e dettagliate. Se si parla di olio, ora c’è l’obbligo di specificare la tipologia, che sia di oliva, di palma, di girasole o di qualsiasi altra natura».

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